Le donne dovranno dire addio alla pensione anticipata Opzione donna? La riforma delle pensioni si prospetta ricca di contraddizioni: nuovi paletti e distorsioni previdenziali tagliano fuori dal tessuto pensionistico le donne. Le novità previdenziali per il 2024 sono scarne del tutto insignificanti; nulla lascia intravedere almeno un’infarinatura delle proposte formulate in sede elettorale. Il governo Meloni ha un problema con la pensione delle donne, tanto da non riuscire a trovare una soluzione se non quella di non rinnovare la misura Opzione donna. Accendiamo i riflettori su una questione molto delicata: la pensione donna nel 2024.

Opzione donna: chi dovrà dire addio alla pensione anticipata?

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni sono state preannunciate da diversi esponenti della maggioranza politica durante l’importante evento annuale a Rimini. Con la fine delle vacanze estive, la premier Giorgia Meloni dovrà affrontare più di una questione urgente. Se ci saranno ulteriori aiuti per lavoratori e famiglie, saranno diretti e mirati, come già sta avvenendo con la “Carta dedicata a Te”.

L’obiettivo principale resta quello di rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie eroso dalla galoppante inflazione, che porta all’incessante aumento dei beni e dei servizi. E così, a pagare il conto, saranno le donne costrette a dire addio a una misura già divenuta inaccessibile dal 2023 a causa delle modifiche introdotte nella legge di Bilancio 2023.

La pensione donna, già di per sé penalizzante a causa della liquidazione dell’assegno con il sistema contributivo, è stata ulteriormente limitata da una decisione che ha incluso alla misura solo le categorie di lavoratrici meritevoli di tutela. Questo ha escluso dal contesto previdenziale coloro che speravano di accedere al pensionamento, anche a fronte di una perdita del 30 per cento sull’assegno.

Chi va in pensione con l’opzione donna nel 2023?

Il Governo Meloni ha inserito le modifiche della misura Opzione donna nella legge di Bilancio, in quella sede è stata estesa la pensione anticipata delle donne nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni, e che si trovano in una delle seguenti condizioni:

  • assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (articolo 3, comma 3, L. 5 febbraio 1992, n. 104), ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale; peraltro, in tale ultima ipotesi la riduzione massima di due anni del requisito anagrafico di 60 anni si applica a prescindere dal numero di figli.  

Un’età anagrafica pari almeno a 60 anni, ridotti a 59 anni con un figlio ed a 58 con due o più (il requisito anagrafico non è soggetto agli adeguamenti derivanti dalla speranza di vita); Un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.

Quando conviene andare in pensione con Opzione donna?

L’aspetto “conveniente” della misura Opzione donna riguarda il largo anticipo che consente alle lavoratrici di ritirarsi dal lavoro prima dei 67 anni di età. Infatti, nei requisiti precedenti, le donne potevano accedere alla pensione anticipata, senza vincoli, con almeno 35 anni di contributi e un’età di almeno 58 o 59 anni (dipendenti e autonome), se maturati entro il 31 dicembre 2021. Con l’entrata in vigore delle modifiche alla misura, è stata eliminata la possibilità per le donne di accedere a un canale anticipato di circa 9 anni.

Non si può negare che la misura abbia rappresentato un’opportunità di pensionamento anticipato per circa 170.000 donne italiane, offrendo la possibilità di uscire dal mondo del lavoro prima dell’età pensionabile fissata a 67 anni.

Tuttavia, le limitazioni introdotte di recente hanno ridotto il numero delle persone aventi diritto.

Quale sarà il futuro di opzione donna?

Nel 2024, potrebbe non essere rinnovata la misura dell’Opzione donna. Il futuro della pensione anticipata per le donne non è mai stato così incerto: è difficile che questa misura sopravviva quest’anno. Secondo numerosi esperti, si ipotizza l’eliminazione di questo strumento previdenziale, la proroga della misura dell’Ape sociale con l’ampliamento delle categorie degli aventi diritto e, infine, la proroga della misura della Quota 103, che assicura un‘uscita dal lavoro a 62 anni con 41 anni di contributi.

Tuttavia, il vero problema riguarda la pressione esercitata per la cancellazione della pensione anticipata donna, il cui futuro è legato alla condizione degli attuali vincoli, i quali limitano l’utilità dell’Opzione donna e ne riducono il numero di beneficiarie, rendendola obsoleta.

Le stime rilasciate dall’INPS per il primo semestre del 2023 mostrano un numero ridotto di richieste, pari a 7.536 lavoratrici, rispetto alle oltre 11.000 dello stesso periodo nel 2022.

In mezzo a tanti dubbi, emergono due certezze. La prima riguarda l’aumento dei costi previdenziali causato dall’inflazione in crescita. La seconda riguarda l’assenza di risorse finanziarie per mantenere gli impegni assunti. Molto probabilmente, la Manovra finanziaria si concentrerà sul taglio del cuneo fiscale, con l’obiettivo di consentire ai lavoratori di ricevere più soldi in busta paga.

Lo scenario finanziario sarà steso su una coperta già corta, il che non è certo una novità. Fortunatamente, sembra che un nuovo deficit sia escluso, anche perché presentare a Bruxelles una richiesta di sforamento sarebbe inaccettabile. Per avere conferme, sarà necessario verificare quale strategia adotterà il governo Meloni alla fine di settembre, quando presenterà la Nota di Aggiornamento al DEF.